[Books] La ricetta del dottor Wasser di Lars Gustafsson

Titolo originale: ricetta del dottor Wasser

Autore: Lars Gustafsson

Prima edizione: 2015

Edizione italiana: traduzione di C. Giogetti Cima (Iperborea, 2017)

Presentazione dell’editore: Il 18 marzo del 2012 si poteva leggere sullo Svenska Dagbladet il necrologio di Kurth Wasser, direttore generale e consigliere medico, un tempo uno dei massimi esperti in disturbi del sonno, unanimemente ricordato come professionista esemplare e uomo riservato ma sempre pronto ad ascoltare e aiutare; capace di mettere in pratica il pensiero positivo e di affrontare tutte le nuove sfide, con coraggio e non senza una certa dose di humour. Dal necrologio ci si potrebbe facilmente fare l’idea che questo defunto amministratore sanitario fosse stato una persona esemplare e una figura prominente nel campo della medicina. Ma dalle note private del Dottor Wasser scopriamo che la sua carriera non è stata poi così esemplare. Per diverse ragioni, e quella principale è che sono passati diversi decenni da quando il vero Kurth F. Wasser è scomparso. La sua identità da giovane medico della DDR era stata elegantemente rubata negli anni Cinquanta da un astuto ragazzo proveniente dalla regione delle foreste nell’area di Norberg, spinto dalla vertiginosa idea di avere davanti la possibilità di liberarsi della propria vita. Molto fantasioso. Molto intelligente. E dotato di marcate doti da Don Giovanni. Il dottor Wasser è una sua invenzione – il trionfo della sua fantasia. A metà tra un impostore e un uomo fortunato, si è reinventato ancora e ancora – e si trova forse più vicino a noi di quanto possiamo immaginare. Uscito pochi mesi prima della sua scomparsa, “La ricetta del Dottor Wasser” è uno dei romanzi più riusciti di Lars Gustafsson, una riflessione sull’arte, sull’amore, sull’identità e sull’inganno che occupa un posto importante nella letteratura, da qualche parte vicino ad Anthony Trollope e Franz Kafka.

La tentazione era troppo forte. La tentazione di sfuggire semplicemente alla mia vita e viverne un’altra. Scelsi di diventare un’altra persona, abbandonando genitori e ricordi e i pochi amici che avevo. Lo scelsi, non perché avessi chissà quali speranze sulle potenzialità dell’altro – chiunque potesse essere stato – ma perché la seduzione che irradiava dall’idea stessa di avere un libero arbitrio era irresistibile. Per farla breve: scelsi di essere un rifugiato della Germania dell’Est con una laurea in medicina dell’università di Weimar.

Bo Kent Andersson è un ragazzo come tanti. Originario di Karbenning, ha alle spalle una famiglia ordinaria, certo non abbiente, e un padre con la propensione alla bugia.
Kent, però, è anche molto intelligente; a scuola non si applica un granché, eppure ha la capacità di apprendere con estrema facilità.
Non ha grandi prospettive per il futuro (un lavoro come gommista o come pulitore di vetri o qualunque altra cosa capiti a tiro), ma il destino gli offre una possibilità: la possibilità di scegliere, di essere un altro, diventando effettivamente l’artefice della propria vita, non legato alle costrizioni di uno dei quartieri fatiscenti di Karbenning.
Questa opportunità è un incedente in moto e il corpo ormai in decomposizione di un giovane laureato in medicina, originario della Germania dell’Est, Kurth F. Wasser, che ha con sè, nel bauletto della moto, non solo i documenti d’identità, ma anche tutte le sue certificazioni accademiche (probabilmente progettava di iniziare ad esercitare in Svezia).
L’idea non è immediata. Il caso ci mette ancora una volta lo zampino: è quando Kent si ritrova ad alloggiare in un dormitorio proprio per studenti di medicina, che il cambio di identità in Kurt Wasser prende forma.

Ormai sono trascorsi molti anni, ma a partire da quel momento sono stato convinto che ogni vero innamoramento abbia la sua origine in una profonda scontentezza verso noi stessi. Abbiamo incontrato qualcun altro che preferiremmo essere.

L’inganno riesce senza che nessuno, in oltre 50 anni, arrivi a sospettare la verità. 
C’è persino una brillante carriera per il nuovo Kurth.
Certo, molto dipende dal suo sapere fin dove spingersi (non sceglie una branca come la chirurgia, dove potrebbe far danni e essere scoperto, ma la più innocua medicina del sonno), dalla sua capacità di affrontare ogni situazione con il massimo aplomb, e anche dall’acume che gli permette di intuire che per andare avanti avrà bisogno di un forte sponsor alle spalle (diventa, infatti, l’amante di una docente con grande potere nelle alte sfere, assicurandosi finanziamenti e avanzamenti di carriera).

Naturalmente ho riflettuto parecchio su questo: come ci si convince sempre più di essere realmente ciò che si finge di essere, finché quasi non resta alcun dubbio.

Così, la storia del dottor Wasser  è anche la storia di un seduttore (o si è lasciato sedurre? In certi casi, è difficile individuare un confine…), e le sue memorie, ormai ottantenne, spesso e volentieri si soffermano su incontri, più o meno fugaci.


Lars Gustafsson sceglie di raccontare la storia di quest’uomo dalla doppia identità attraverso quelli che appaiono quasi come stralci di un diario, pensieri in libertà, senza un preciso ordine cronologico, frammisti a riflessioni di più ampio respiro.


Il racconto, dagli echi pirandelliani, è lucido, a tratti persino distaccato, se non addirittura beffardo; eppure è estremamente intrigante, seducente, come il dottor Wasser, un uomo che non si è voluto arrendere ad una vita ordinaria.

Un ottimo romanzo, sicuramente da consigliare.

«Vivere una vita normale è la forma più triste di suicidio.»

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