Titolo originale: Earthquake Bird
Genere: drammatico, thriller, poliziesco
Regia: Wash Westmoreland
Soggetto: dall’omonimo romanzo di Susanna Jones
Sceneggiatura: Wash Westmoreland
Produttori esecutivi: Ridley Scott, Kenji Isomura
Casa di produzione: Scott Free Productions, Twenty First City
Cast:
Alicia Vikander … Lucy Fly
Riley Keough … Lily Bridges
Naoki Kobayashi … Teiji
Jack Huston … Bob
Kiki Sukezane … Natsuko
Ken Yamamura … Oguchi
Musiche: Atticus Ross, Leopold Ross
Fotografia: Chung-hoon Chung
Anno: 2019
Disponibilità italiana: Netflix
Qual è uno dei più usati luoghi comuni? “Il libro è migliore del film”. Beh, nel caso di Dove la terra trema (Earthquake Bird), trattato dall’omonimo romanzo di Susanna Jones, è proprio così.
Il punto forte del romanzo della Jones è un personaggio enigmatico e spigoloso come Lucy Fly, che rende interessante la lettura nonostante ci sia molto di scontato; il film commette l’errore di rendere Lucy e la sua relazione con Teiji più “normale”, banalizzando ulteriormente la vicenda, oltre ad una serie di ulteriori scivoloni da facepalm.
Purtroppo non è possibile motivare il giudizio senza scendere nei particolari, e così
SPOILER ALERT
(ovviamente vale sia per il libro sia per il film)
- nel libro, Lucy e Teiji si incontrano, quasi non scambiano una parola, e finiscono a letto insieme; nel film, c’è una evoluzione più “tradizionale”, quindi una serie di incontri prima che si possa parlare di una relazione: può sembrare di poco conto, eppure che Lucy segua uno sconosciuto senza farsi troppe domande e passi la notte con lui aiuta a definire la psicologia della ragazza (una che nel libro afferma di essersi nutrita per tutto il periodo del college con “alcool e sperma”), così come quella di Teiji; anche il fatto stesso che nel libro l’incontro avvenga di sera, mentre nel film di giorno ne smorza l’impatto;
- viene eliminata l’origine comune di Lucy e Lily (lo Yorkshire) che però spiega l’attrazione (un po’ di nostalgia) e la contemporanea repulsione (il ricordo di che cosa si è voluta lasciare alle spalle) di Lucy nei confronti dell’altra ragazza;
- la morte della signora Yamamoto è ormai un evento del passato di Lucy, ma nel film lo si intreccia all’incontro con Teiji e Lucy, il che dà l’impressione di un po’ troppa carne al fuoco;
- la confessione di Lucy al detective Yamada sa troppo di “spiegone”: molto meglio l’idea del libro di riservarla ad un momento di intimità con Teiji;
- la caratterizzazione del personaggio di Lily nel film è più all’acqua di rose;
- lo “scontro finale” tra la protagonista e il serial killer è quanto di più banale e scontato si potesse immaginare, e già da solo affossa completamente il film;
- la scena finale con la signora Katoh che fa capire a Lucy come a volte ci si rimproveri per qualcosa di cui non si ha colpa è un po’ troppo melensa.
Insomma, la Lucy sullo schermo appare un personaggio roso dal rimorso, convinta di essere “maledetta”, con difficoltà ad aprirsi con gli altri, caratterizzandosi per una nota “patetica” che invece il libro non ha, anzi: sicuramente c’è il rimorso e la convinzione di avere qualcosa di profondamente sbagliato, ma allo stesso tempo c’è una maggiore accettazione di sé: lasciare il Regno Unito per il Giappone non è una semplice fuga, bensì la ricerca di una dimensione più consona al proprio modo di essere.
E poi, come ultima nota, il casting: per quanto si cerchi di rendere Alicia Vikander scialba e anonima, rimane sempre e comunque una bellissima ragazza; Lucy Fly è bassa, tarchiata, con i capelli ricci e non usa minimante make up… devo aggiungere altro?
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