Titolo originale: Sharp Objects
Autore: Gillian Flynn
Prima edizione: 2006
Edizione italiana: traduzione di B. Murgia (Rizzoli, 2018)
Una cronista di nera di Chicago, Camille Preaker, viene incaricata di indagare sulla scomparsa di due ragazzine nella sua piccola città natale nel Missouri. Il corpo senza vita della prima è stato ritrovato qualche giorno dopo la sparizione; per la seconda si teme un destino simile. A turbare Camille, però, non è solo l’indagine su un crimine efferato; tornare a casa significa anche dover affrontare sua madre, l’algida Adora, con cui ha sempre avuto un rapporto conflittuale, e i fantasmi di un passato mai superato, di cui porta i segni sul corpo e nello spirito. Forse sarebbe più corretto parlare di “un” fantasma, ossia il ricordo di sua sorella Marian, da sempre malata e morta ancora bambina. Nessuno pare aver superato quel lutto: non Adora, che non perde occasione per manifestare pubblicamente il proprio dolore, in modi sì teatrali, ma sempre e comunque composti ed eleganti; non Camille, nonostante il cinismo che pare contraddistinguerla. E poi c’è Amma, la sorellastra di Camille. È bella, ricca, tanto sfrontata e ammiccante quanto indisponente e prevaricatrice: una vera e proprio ape regina nel suo piccolo mondo; in casa si trasforma nell’ubbidiente bambola di sua madre, e significativo che il suo gioco preferito sia occuparsi di una casa di bambole che riproduce fedelmente in ogni minimo particolare la raffinata e lussuosa dimora di Adora. Alterna momenti in cui si mostra più che precoce ad altri in cui appare molto immatura per la sua età, indubbiamente infantile, soffrendo per il continuo e impossibile confronto con la defunta Marian.
Camille pensava di essersi lasciata la piccola e pettegola Wind Gap alle spalle, lontana dalle convenzioni e dai tanti stereotipi, soprattutto circa il ruolo della donna, ma forse c’è qualcosa di più intimo e personale su cui dover far luce, e non solo la morte di due ragazzine.
Che Gillian Flynn sappia muoversi con maestria nei territori del thriller è più che appurato, e ancora una volta ci regala ritratti femminili inconsueti e decisamente anticonvenzionali: Camille, Adora, Amma, e persino Marian sullo sfondo, hanno una precisa caratterizzazione psicologica. Camille vorrebbe solo amare e essere amata da quella madre scostante che non è mai riuscita a piegarla al proprio volere; Adora vive in un mondo tutto suo, fuori dal tempo, e la sua stessa vita non è altro che una pretenziosa messa in scena, che ha lei, esclusivamente lei, come unica protagonista; Amma condivide il desiderio di amore di Camille, ma è anche molto simile ad Adora, non accettando di poter essere messa da parte, pronta a guadagnarsi il centro dell’attenzione con qualsiasi mezzo.
Soffermandosi sulla trama investigativa vera e propria, bisogna ammettere che alcuni sviluppi sono intuibili, ma l’autrice riesce comunque a regalarci un buon colpo di scena finale: inganna il lettore, facendogli credere che ormai tutto sia venuto a galla, ma in realtà ha ancora in serbo un inaspettato asso nella manica…
In conclusione, un ottimo thriller, magari da recuperare sulla scia dell’omonimo adattamento HBO.