Titolo originale: Through a Glass, Darkly
Autore: Helen McCloy
Prima edizione: 1950
Edizione italiana: traduzione di Marilena Caselli (Polillo, 2006)
“Quelli che non possono colpire i propri nemici nella realtà, colpiscono i fantasmi dei loro nemici nella sicurezza e libertà della propria mente”.
L’unire il “giallo” con l’elemento sovrannaturale non è poi una novità: non l’hanno già fatto forse anche Conan Doyle (Il mastino dei Baskerville) o Carr?
In Come in uno specchio, però, Helen McCloy decide volontariamente di lasciare in sospeso la soluzione finale, o meglio, viene fornita una spiegazione razionale, ma mancano delle prove definitive che possano inchiodare con certezza il “colpevole”. È come se al lettore venisse lasciata la possibilità di scegliere tra l’interpretazione sensata di Basil Willing, psichiatra-investigatore, e una (plausibile per alcuni) chiamata in causa per il sovrannaturale.
Certo, lo stratagemma usato dall’”assassino” è piuttosto inconsueto, e sicuramente deve aver avuto dalla sua una buona dose di fortuna; forse anche questo contribuisce ad un senso di insoddisfazione giunti alla fine del libro, per lo meno per chi predilige una ricostruzione inattaccabile degli eventi, piuttosto che una serie di (s)fortunate coincidenze.
D’altra parte, il richiamo al tema del “doppio” nelle sue radici culturali e antropologiche, come pure nella tradizione folkloristica, è sicuramente affascinante.
Peccato che un po’ troppi personaggi del romanzo dimostrino di essere fin troppo ferrati sull’argomento, oltre che darsi spesso e volentieri ad approfondite interpretazioni psicologiche, quasi che Basil non fosse l’unico specialista in psichiatria…
La prosa è molto piacevole, e il libro si legge tutto d’un fiato.
Non male anche alcune riflessioni, sicuramente ancora attuali…
“Dove non c’è proprietà non c’è matrimonio, e dove non c’è matrimonio non c’è vizio.”
“Le chiamate hostess o modelle e ve le sposate senza pensarci su due volte. Il vostro unico termine di biasimo, “sgualdrina”, di solito è preceduto dall’aggettivo “lurida” e lo riferite solo alle donnacce di strada, malandate e senza soldi. La vostra generazione tollera qualsiasi cedimento morale, ma non sa perdonare il fallimento economico.”
In conclusione, un mystery con elementi che lo contraddistinguono all’interno della vasta concorrenza, ben scritto, con riferimenti e suggestioni piuttosto interessanti, che potrebbe però non soddisfare del tutto i puristi del ragionamento critico.
“Né io né lei sapremo mai l’intera verità riguardo a questa faccenda. È tutto un mistero. E un piccolo enigma in più non può aggiungere o togliere molto.”